Il terremoto è uno stato vibratorio della crosta terrestre dipendente da causa interna e naturale (disturbo meccanico). Si manifesta alla superficie con scosse d’intensità spesso assai vivace e pure con effetti disastrosi, di durata variabile, corrispondenti alla propagazione di onde elastiche, originate più o meno profondamente: onde longitudinali, dette anche di compressione o primarie (velocità media di propagazione km. 8 al secondo) provenienti dall’ipocentro; onde trasversali, dette anche di taglio o secondarie (velocità media di propagazione km. 5,5 al secondo) pure provenienti dall’ipocentro; onde superficiali (velocità media di propagazione km. 3,5 al secondo), provenienti dall’epicentro.
Tutte le scosse di terremoto
Le scosse si distinguono in: sussultorie (nel senso della verticale) e ondulatorie (parallele all’orizzonte e perciò sarebbe meglio chiamarle orizzontali). Si verificano anche le scosse vorticose spesso soltanto locali (dovute a cambiamenti di direzione degli urti orizzontali o alla loro molteplice concorrenza). I sismografi di cui sono dotati gli osservatori sismografici —generalmente in numero di tre apparecchi per osservatorio — registrano in media ogni anno fra le 8 e le 10.000 scosse.
Bisogna però distinguere fra scosse strumentali (non avvertite da alcuno) e terremoti veri e propri (avvertiti per lo più dalle persone e con effetti visibili, quali caduta di oggetti, fratture, crolli, ecc.). E da notare ancora che un certo numero di terremoti veri e propri può sfuggire alla percezione più o meno diretta delle persone o perché colpiscono zone desertiche e disabitate o perché interessano la crosta terrestre sottomarina. Sono state compilate scale graduate dell’intensità dei moti sismici — come la Mercalli-De Rossi che è la migliore, la Sieberg, la Omori — completate in seguito dal Cancani che le divise in 12., distinti dai limiti dell’accelerazione in millimetri per minuto secondo.
Le scosse dei grandi terremoti nel mondo
Secondo la loro intensità — indicata dalla maggiore o minore ampiezza del periodo e della lunghezza d’onda nel diagramma (sismogramma) disegnato dall’ago del sismografo — le scosse sono: strumentali (cioè avvertite dai soli strumenti), alle quali s’è già accennato, leggerissime, leggere, sensibili, abbastanza forti, forti, fortissime, rovinose, disastrose, molto disastrose, catastrofiche, molto catastrofiche (distruzione di ogni opera umana).
Le scale servono soprattutto per indicare sulle carte le linee di uguale intensità di un terremoto (isosisme), delle quali quella che indica la zona d’intensità maggiore o zona megasismica racchiude la zona epicentrale, al disotto della quale (a profondità piú o meno grande) sta la zona ipocentrale in cui ha origine la scossa del terremoto. Per la natura delle vibrazioni, la loro propagazione, gli strumenti di registrazione, la velocità, il significato di ipocentro ed epicentro, la magnitudo. Fra i grandi terremoti ricordiamo quelli dell’Alasca meridionale (1899), di San Francisco in California e di Valparaiso (ambedue del 1906), il calabro del 1905, i due calabro-siculi (1783, 1908), quello di Tokyo (1923), quello siberiano (1959), quello dell’Alasca (1964), quello della Sicilia occ. (genn. 1968).