Le manifestazioni eruttive si dividono — in linea di massima — in intrusive o plutoniche (intercrostali) e effusive o vulcaniche (che si mani-festano sulla superficie della Terra). Le effusive si suddividono poi in submarine e subaeree; i vulcani submarini hanno indubbiamente maggiore sviluppo, anche se raramente le relative eruzioni sono verificabili, non foss’altro perché la superficie coperta dai mari è superiore a quella emersa; il fatto sarebbe anche confermato dal gran numero di isole di origine vulcanica che spesso non sono altro che resti di vulcani emersi (il cui cono submarino aumenta di mole anche in conseguenza dei depdsiti di materiali sedimentari di natura non vulcanica).
I vulcani subaerei, invece, sono continuamente erosi dagli agenti atmosferici, soprattutto dall’acqua; assumono per lo piú la caratteristica forma a cono poiché, per la forza di gravità, i materiali eruttati si depositano regolarmente all’esterno del cratere, intorno ad esso, in proporzione della loro pesantezza; non mancano però esempi di vulcani tabulari, per lo piú lavici, e di vulcani conici complessi dovuti alla sovrapposizione di piú vulcani semplici. Eruzioni submarine osservate negli ultimi tempi sono state quelle rispettivamente avvenute nelle acque di Sciacca (canale di Sicilia) nel 1831 e nella baia di Santorino (mar Egeo) nel 1886.
La piú grande eruzione subaerea avvenuta in epoca storica è stata quella del Krakatoa (un’isola dello stretto della Sonda) nel 1883: l’isola fu demolita per due terzi e il pulviscolo si diffuse per tutto il globo vagando per diversi mesi. L’osservazione della forma-zione di nuovi V. è rara giacché in genere si assiste a eruzioni di V. attivi da secoli; si possono ricordare fra quelli di nuova formazione: il monte Nuovo dei Campi Flegrei, formatosi nel 1538; l’Izalco (1770), nel San Salvador (presso il V. Santa Ana); il Las Pilas (Cerro Negro, 1850), nel Nicaragua; il Paricutin, formatosi nel Messico il 20 febbraio 1943 e studiato piú particolareggiatamente di qualsiasi altro nuovo V.; il Myozinsyo, inizialmente submarino e successivamente subaereo, formatosi nel settembre del 1952 a S del Giappone; il Capelifihos (1957), nelle Isole Azzorre; Surtsey (1963), a S dell’Islanda.
I vulcani oggi
Il vulcanismo fu piuttosto diffuso e intenso nel Terziario, ma la maggior parte dei vulcani di quel periodo è ormai estinta. I vulcani attivi sono oggi in numero piuttosto basso in confronto a quello degli apparati spenti: sono oltre 700, solo in apparenza assai irregolarmente distribuiti; per la maggior parte si incontrano nelle isole del Pacifico, lungo le coste orientali dell’Asia e lungo quelle occidentali dell’America del Sud (dove dànno luogo alla cosiddetta a cintura di fuoco circumpacifica ») e nelle zone dei mediterranei americano, romano, australasiatico. Le eruzioni sono di due tipi: lineari e centrali.
Le prime vanno ascritte a lunghe spaccature della crosta terrestre, dalle quali (come in Islanda) la lava esce tranquillamente in tempi e in punti allineati diversi, e si espande estesamente; ad eruzioni lineari a carattere esplosivo si devono attribuire alcune vaste coperture di materiale frammentario saldato (ignimbriti), come quelle che si rinvengono, per esempio, nel Nord-America (Yellowstone National Park, Hidaho). Le eruzioni centrali corrispondono all’esistenza di un camino eruttivo principale (centrale) che dà luogo ai tipici coni vulcanici, oggi piú frequenti. Le eruzioni di lave piuttosto fluide, di natura basica, erompendo a intermittenza ed alternandosi con lanci di materiali frammentari che formano depositi di tufi, dànno luogo a vulcani misti o strato-vulcanici; esempio tipico ne è lo Stromboli, caratterizzato da due fasi di attività — l’esplosiva e l’effusiva — che si alternano con frequenza.