Eruzione vulcano: la potenza della natura

Eruzione vulcano la potenza della natura

Il vulcano rappresenta ogni spaccatura della crosta terrestre dalla quale erompono i prodotti magmatici liquidi, frammentari e gassosi, che provengono da zone più o meno profonde dell’interno della Terra e che possono essere di varia natura a seconda del chimismo del magma corrispondente; le masse fuse magmatiche vengono sospinte verso la superficie da a forze eruttive » o insite in esse o collegate con fenomeni geotettonici più generali.

Il concetto di vulcano talvolta s’identifica con quello di cono vulcanico, sebbene questo sia solamente un prodotto della manifestazione vulcanica, cioè l’accumulo del materiale espulso costituente l’apparato esterno (l’apparato interno è dato, per alcuni tipi di vulcani, dal bacino o focolaio magmatico, dal camino o condotto eruttivo e dalla voragine craterica). Diverse ipotesi e teorie sono state formulate per dare una spiegazione dell’origine del fenomeno vulcanico: alla teoria del fuoco centrale, la quale supponeva che tutti i vulcani fossero in comunicazione fra di loro e servissero di sfogo alla tensione interna del globo, è succeduta quella che ammetteva soltanto focolai periferici indipendenti.

Fu poi sostenuto che il magma si trovasse ad una certa profondità, all’interno della crosta terrestre o al di sotto di essa, allo stato solido per effetto della enorme pressione alla, quale sarebbe sottoposto e che diventasse liquido con l’aprirsi della frattura eruttiva. Teoria molto diffusa fu inoltre quella tettonica, secondo la quale il vulcanismo si spiegava come il risultato di movimenti della litosfera tali da comprimere il magma dei focolai vulcanici, cosi da farlo entrare in eruzione con una violenza ed una durata proporzionali alla spinta esercitata. Questa ipotesi era suffragata dal fatto che il periodo di piú intensa attività vulcanica della Terra è coinciso con quello dei grandi movimenti orogenici.

Varietà di vulcani

Alla luce di studi recenti si è giunti a distinguere due principali tipi di vulcani, distribuiti sulla Terra in vario modo ed aventi un diverso meccanismo eruttivo; questa distinzione, già ammessa da qualche decennio, è confermata dalle caratteristiche delle attività vulcaniche, dal modo di ascesa del magma e soprattutto dal chimismo di questo. I vulcani del primo tipo non sono collegati alle grandi catene montuose ma generalmente sono localizzati in zone sottoposte a distensione; quelli del secondo tipo si impiantano invece in aree che coincidono per lo piú con le grandi fasce orogeniche.

Il magma dei vulcani del primo tipo è prevalentemente di natura basaltica e deriverebbe da masse fuse primordiali, ora giacenti al di sotto della crosta; la sua ascesa si verificherebbe soltanto attraverso grandi fratture della crosta, l’apertura delle quali determinerebbe uno scarico di pressione ed una conseguente spinta ascenzionale dovuta alla forza espansiva dei gas magmatici. I vulcani del secondo tipo si ritiene siano prodotti da magmi secondari, di natura all’incirca granitica, originati da complessi fenomeni di fusione e di reazioni chimiche, costituenti i cosiddetti processi anatettici;

l’ascesa di questo tipo di magma, relativamente leggero, sarebbe per lo piú connessa con movimenti della litosfera, particolarmente intensi nelle citate fasce orogeniche. È ovvio che fra questi due tipi estremi di vulcani ne esistano altri intermedi, le cui masse magmatiche possono derivare da varie trasformazioni dei due magmi principali in seguito a fenomeni di differenziazione, di assimilazione, ecc. esalazioni piú o meno dirette del magma.